La gestione del dolore, cronico e acuto, rappresenta un aspetto clinico frequente per qualsiasi sanitario.Secondo l’ISTAT, a partire dai 55 anni di età il 53% degli italiani ha provato almeno un dolore fisico nell’ultimo mese.
I dolori fisici più frequenti sono il Mal di Schiena (33%), il Dolore Lombare (27%) ed il Dolore Cervicale (25%).
Malgrado un impegno assistenziale così significativo, il trattamento del dolore in Italia presenta alcune criticità rilevanti che determinano un impatto negativo sull’appropriatezza degli interventi. In genere le indagini effettuate tendono ad evidenziare una scarsa abitudine a valutare il dolore ed un utilizzo inappropriato dei farmaci (eccessivo o troppo prolungato utilizzo per alcune classi di farmaci; sotto o mancato utilizzo per altre). Per circostanziare quanto riportato con alcuni dati riportati sul Libro Bianco del Dolore Cronico in Italia, su
un totale di 44 milioni di prescrizioni di FANS e/o oppioidi, si nota come le stesse si concentrino su due principali disturbi: le artropatie, con 21 milioni di prescrizioni, e le dorsopatie, con 11 milioni.
Concentrando l’analisi su queste due diagnosi e considerando tutte le classi terapeutiche prescritte, risulta che i farmaci più prescritti sono i FANS, con punte del 54% per le artropatie e del 45% per le dorsopatie.
Il tema dell’appropriatezza terapeutica per il trattamento dei dolori articolari risulta pertanto centrale in Italia. Recenti e prestigiose pubblicazioni hanno evidenziato come l’uso prolungato di certi antidolorifici della famiglia dei FANS è associato a un aumento del rischio di infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolare. Numerose evidenze scientifiche hanno altresì certificato un gap di efficacia per paracetamolo e gabapentinoidi nella terapia del low back pain. Altre classi farmacologiche, come ad esempio gli oppiacei, risultano scarsamente utilizzate malgrado numerose evidenze scientifiche ne certifichino efficacia e sicurezza d’uso