La Condroprotezione Update
Per molti decenni l’Osteoartrosi è stata considerata dalla comunità scientifica come un processo di “usura e degenerazione”. Oggi si definisce come una patologia poliorganica di tipo infiammatorio e biomeccanico. L’OA viene considerata ormai come una malattia eterogenea, con una varietà di espressioni fisiopatologiche cui corrispondono diversi fenotipi, molti dei quali possono sovrapporsi nello stesso paziente. Teoricamente ciascun fenotipo può essere individuato e trattato in maniera diversa, potendo quindi pensare a terapie mirate specifiche (per esempio destinate maggiormente a contrastare l’infiammazione, oppure a inibire il processo autoimmunitario alla base della malattia). Altri pazienti, infine, avrebbero minori probabilità di rispondere a una terapia farmacologica mirata e potrebbero beneficiare soltanto di terapie palliative antidolorifiche. Si ritiene che i vari fenotipi di OA, pur presentando differenze importanti, probabilmente condividano elementi chiave come invecchiamento, fattori biomeccanici e alterazioni metaboliche. Nell’OA le molecole strutturali della cartilagine articolare si degradano per il coinvolgimento di diversi fattori anche di tipo infiammatorio. La condroprotezione può arrestare il circolo vizioso dell’artrosi, ripristinando il contenuto normale di HA, glicosaminoglicani, CS e collagene, bloccando il fenomeno degenerativo e reintegrando la struttura. La condroprotezione rappresenta quindi una realtà cruciale nel corretto approccio terapeutico all’OA, in particolare nelle forme lievi-medie o addirittura anche lievissime, nelle quali il tessuto cartilagineo è particolarmente sensibile a interventi protettivi e di ricostruzione strutturale. Le conoscenze della fisiopatologia della cartilagine, dei diversi fenotipi di OA e delle diverse opzioni terapeutiche utilizzate per garantire una efficace condroprotezione, così come i tempi e le modalità di intervento, devono essere perfettamente conosciute dal medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa, che intervenendo correttamente anche in modo farmacologico, riesce in tal modo a ridurre la disabilità del paziente con osteoartrosi garantendo la completa autonomia nella attività della vita quotidiana e nelle attività sociali.
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